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Il decreto Romani ha suscitato disappunto, da parte delle associazioni di categoria, per le energie rinnovabili.

Dopo Roma e Padova ora anche di fronte alla sede del Ministero dello Sviluppo Economico.
Si dice che questo decreto abbia tolto il futuro a centocinquantamila lavoratori e bloccato tantissime imprese, operanti nel settore delle rinnovabili, sparse in tutto il territorio nazionale.
Lavoro di cui c’era invece bisogno.
E’ il caso di essere però fiduciosi, perché è noto che il tema energetico è urgente e inderogabile, in particolare con l’energia da fonti rinnovabili, l’energia pulita.
I recenti fatti del Giappone poi hanno messo un tarlo sull’opportunità o meno di costruire o restaurare le centrali nucleari.
Fare molte industrie e non realizzare le strade per il trasporto non avrebbe senso.
Costruire le centrali e spegnere le barre incandescenti con la pompa dell’acqua delle cisterne è obsoleto.
Centrale in tilt e alimentata durante l’emergenza con Diesel che non funzionano non è certo il massimo.
Se proprio si devono fare le centrali vediamo di essere tecnologicamente in parallelo.
In questo caso non potranno passare meno di vent’anni.

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