A Dortmund, in Germania, un supermercato nuovo nel suo genere.
Sostenibilità ambientale e sociale, bio, Km zero ed etica.
Meno di 100 mq per una nuova supernicchia, che presto potrebbe diventare un comune modo di fare la spesa e di promuovere prodotti, non proprio in linea con l’Homo Oeconomicus, che in questa società consumistica produce, consuma, scarta e stimola allergie e intolleranze.
Altra medaglia alla Germania e magari presto anche in Italia, con prodotti per una dieta mediterranea sostenibile e sana, ma anche prelibata e sopraffina.
Forse anche per il nucleare l’Italia si potrà prendere un po’ di tempo per rivalutare tecnologie e competenze, che non sono aggiornate, proprio per mancanza di esperienza diretta costante, come l’abbiamo invece per la protezione civile.
Nel ramo fotovoltaico invece l’Italia sta’ rincorrendo il podio e voce in capitolo, proprio per l’attenzione e l’esperienza diretta che industria, università, legislatori, maestranze e tessuto sociale sta facendo e incamerando sul campo e nei laboratori.
Costruire dieci centrali nucleari in tempo record, o centinaia di impianti fotovoltaici o da biomasse, forse al momento è preferibile la seconda ipotesi.
Vero sviluppo economico, lavoro per un comparto sostenibile, competenze e valore aggiunto.
Per il nucleare ci si potrebbe affinare sullo studio e ricerca, per arrivare forse un giorno a dare più sicurezza alle centrali esistenti, a dismettere senza danni quelle obsolete e a costruirne di nuove solo se e dopo reali e comprovate garanzie di sicurezza e salubrità per tutti.
Il nucleare non può essere fatto di una sola nazione, ma coinvolge ovunque ci sia ossigeno su questo meraviglioso pianeta.
Non è certo emotività il freddo dato del numero di persone coinvolte direttamente e indirettamente, con prove più o meno certe, che sono state in qualche modo lese dalle radiazioni, negli anni.
L’energia veramente pulita è soltanto l’energia non consumata, per cui si passa per il risparmio e l’ottimizzazione energetica, prima di tutto e questo è un fatto di cultura, che dovrà prendere piede.
Fukushima ci è di monito; ci vuole modestia, anche a livello scientifico e tornare a riappropriarci dei ritmi che ci sono consoni e più a dimensione d’uomo, senza convulsioni e crisi da performance.
La moderna tecnologia ci potrebbe aiutare a lavorare meglio, a lavorare tutti, ma forse ci dovremmo accontentare di qualcosa in meno, almeno tra il superfluo e il non indispensabile.
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Supermercato, energia e ritmi sostenibili
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