La pubblicità è l’anima del commercio? Solo se il cuore è l’anima della pubblicità

La pubblicità è l’anima del commercio?
Solo se il cuore è l’anima della pubblicità.

Le menti degli italiani lavorano, sia sotto pressione, che in assenza di pressione, come per esempio in questi giorni di vita in casa, di questo strano aprile 2020.
Certo non abbiamo l’esclusiva, ma sempre il made in Italy porta la sua firma.
C’è da registrare però, che il ragionamento si sta spostando più facilmente a livello del cuore, com’è giusto che sia.
Mente e cuore non sono molto lontani tra loro.
Non dovrebbe essere difficile per un concetto raggiungere il cuore, poiché il viaggio è per così dire, in discesa.
Invece un pensiero che nasce dal cuore, deve poi raggiungere la mente e le membra, per dimostrare tutta l’efficacia, nella fatica e nel sacrificio che ne consegue.
In questo periodo, insieme all’esplosione primaverile, stanno sbocciando i veri talenti imprenditoriali.
Aziende e quindi persone, che cercano di trasformare la pubblicità autocelebrativa in azioni buone per la collettività.
È giusto che questo torni poi a vantaggio delle imprese, ma il tornaconto non sarà come si potrebbe pianificare o meglio, non automaticamente.
Si nota un’attenzione tutta nuova ai collaboratori aziendali.
Il focus comprende ora, sia questi che quelli e insieme formano una certa circolarità con il fruitore di prodotti e servizi.
A questi a ragion di logica vengono aggiunti i fornitori, ma anche altri beneficiari.
Il cesto natalizio non rimarrà quindi intrappolato in una dinamica centrifuga, cioè per le persone raggiungibili in tempi normali con un abbraccio, ma anche nei confronti di altre persone, che molto probabilmente non diventeranno mai né clienti, né fornitori, né conoscenti.
Il maggiore beneficiario sarà chi farà il dono e non colui che lo riceve, anche se ne verrà certamente gratificato.
Di volta in volta si potrà valutare se sia opportuno brandizzare la strenna, cioè il dono oppure no.
Direi che quasi sempre la firma ci sta, con la massima libertà e insieme con opportuno equilibrio.
Un vecchio adagio ci dice anche oggi che, “chi dà, avrà sempre da dare”.

Maurizio Gandin
Italia
2 aprile 2020

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