Servo di Dio Padre Matteo da Agnone (1563-1616)
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Il servo di Dio nacque ad Agnone nell’Alto Molise, nell’attuale provincia di Isernia, probabilmente nel 1563. Suo padre si chiamava Giuseppe Lolli. Non si conosce il nome di sua madre. Sin da piccolo Prospero (è il suo nome di battesimo) manifesta la sua vivace intelligenza a scuola e a giocare a fare il celebrante e il predicatore con le sorelle. Maneggiando per gioco un’arma da fuoco, gli parte un colpo e uccide involontariamente un suo coetaneo. Dovette allontanarsi dal paese per sfuggire alla giustizia. I genitori lo nascosero presso amici in un paese lontano. Verso i tredici anni andò a Napoli a studiare filosofia e medicina e vi rimase tre anni frequentando la casa dei padri gesuiti tra i quali aveva trovato il suo direttore spirituale. Tuttavia, col consiglio di un suo amico del cuore, che poi divenne cappuccino col nome di Tommaso da Trivento, scelse la vita rigida e austera dei cappuccini e bussò al convento di Napoli della Concezione e fu accettato e mandato verso il 1579 al noviziato di Sessa Aurunca dove si vestì dell’abito cappuccino e prese il nome di fra Matteo.
Durante l’anno di noviziato dovette portarsi dopo tanti anni ad Agnone per la morte dei genitori e attendere agli affari dei parenti. Poi ritornato al noviziato fece la professione e fu destinato al luogo di Aversa. Ma le sorelle tanto fecero che riuscirono a farlo rientrare nella sua provincia di S. Angelo di Foggia.
Il superiore provinciale, il famoso Silvestro da Rossano, lo destinò al convento di Serracapriola. Più tardi, probabilmente nel 1586, venne inviato allo studio generale di Bologna per seguire le lezioni di Pietro Trigoso da Calatayud, famoso teologo bonaventurista. Nel 1592 concluse i suoi studi e venne ordinato sacerdote e fatto predicatore dal ministro generale Girolamo da Polizzi Generosa. Venne subito ingaggiato nella predicazione dei tempi forti di Avvento e Quaresima a Modena nel 1593, l’anno dopo a Bologna e a Castelnuovo dei Terzi, nel 1595 a Bozzolo e a Ferrara.
In questo periodo compose un manoscritto di sue prediche che ancora si conserva e che rappresenta il documento principale per ricostruire la figura spirituale e culturale del servo di Dio, tutta concentrata particolarmente sulla passione del Signore e sulla Vergine Immacolata e Assunta. L’impegno di predicazione assidua minò la sua salute e nel 1596 dovette sospendere l’attività pastorale. Rientrato finalmente in provincia, fu scelto come superiore e lettore di logica nel convento-studentato di Vasto, nella provincia di Chieti. Nel 1598 fu eletto provinciale per tre anni consecutivi, trovando modo anche di continuare le sue predicazioni a Manfredonia, Troia, Serracapriola, Monte Sant’Angelo. Andando a predicare ad Agnone, si riconciliò pubblicamente con la madre del compagno d’infanzia da lui involontariamente ucciso, e fu un esempio di commozione per tutta la gente. La sua predicazione fu talmente efficace che il popolo prese la decisione di edificare un convento ai cappuccini, portato a termine entro il 1608.
Nel frattempo Matteo era stato eletto maestro dei novizi, un compito che svolse anche negli anni successivi. Nel 1601 dovette anche svolgere l’ufficio di visitatore generale della provincia cappuccina di Bari. Rientrato in provincia nel 1602, come superiore, definitore e lettore a Serracapriola, a Vasto ed ad Agnone, continuò la sua predicazione in varie località. Aveva una grande comunicativa e nel suo insegnamento a scuola usava il metodo, diremmo oggi, delle dispense.
Nel 1613 era definitore provinciale, guardiano e lettore ad Agnone e vi restò fino al 1616. Durante questi anni gli morì l’intimo amico, che allora era superiore provinciale, p. Tommaso da Trivento, che egli accompagnò nell’agonia e lo esaltò con un commovente discorso funebre.
Dotato di celesti carismi, particolarmente aveva il dono di scacciare i demoni, lo spirito di profezia e di discernimento spirituale, la grazia di una profonda preghiera che spesso lo rapiva in estasi, una carità delicatissima con i poveri e ammalati. Intorno a lui fiorì una spiritualità e devozione popolare. Morì a Serracapriola, facendosi leggere le Proteste per l’ora della morte, da lui composte e tenendo fisso lo sguardo sul Crocifisso. Il Processo diocesano sulla fama di santità è iniziato ufficialmente il 19 giugno 1996.
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